martedì 20 gennaio 2015

Il vangelo Moda secondo Paul

<< Non ho la tv. La mia azienda è totalmente hi-tech, ma io non lo sono. Trovo la tecnologia invasiva, non uso il computer e non ho un indirizzo e-mail. Mia moglie non ha nemmeno il cellulare. Mi piace pensare di mantenere la mente pulita e utilizzare i miei occhi per raccogliere la realtà, la tecnologia sta rendendo tutti molto pigri>>.
Così si sbilancia senza imbarazzo il re del brit fashion, Paul Smithcolui che ha rivoluzionato la moda maschile inglese.




Suo padre vendeva tessuti porta a porta e, forse, anche per questo il signor Smith ha avuto fiuto sulle novità nella moda.
Il suo primo showroom? Una stanza d’albergo a Parigi in cui sul letto espose la sua collezione composta da 2 abiti, 2 pull e 4 camicie. A distanza di 40 anni è questo per lui il guardaroba base perfetto.


Quella stanza e il primo studio-laboratorio a Covent Garden sono stati ricostruiti all’interno della mostra a lui dedicata che si è chiusa qualche mese fa al Design Museum di Londra intitolata Hello my name is Paul Smith.






La retrospettiva racchiude i più salienti ricordi della carriera del visionario fashion designer originario di Notthingam, suo quartier generale e luogo dove, dopo aver abbandonato la scuola e i sogni promettenti da ciclista, si unì agli studenti della scuola d’arte e conobbe la sua musa ispiratrice e collaboratrice fedele, Pauline  Denyer, esperta di moda più di lui.

S/S 2012

S/S 2013

In questa lunga carriera Mr Smith è riuscito a costruire un impero globale rappresentato da 165 boutiques monomarca per 200 milioni di sterline di fatturato (insomma, pochi spiccioli ndr) e ha forgiato nel tempo un proprio linguaggio stilistico: << L’inizio della mia avventura in Gran Bretagna è stato difficile, gli uomini non erano affatto coraggiosi ma classicissimi, sempre in completo grigio e camicia bianca, per intenderci. Con il passare del tempo, attraverso il mio lavoro e quello di alcuni altri stilisti, li abbiamo resi più sicuri di sé nella scelta del colore, anche solo di un dettaglio >>.



Ma se i designer non dovrebbero rispecchiare i tempi che viviamo ma trasformarli, come ha fatto a spostare il confine dell’originalità nella moda maschile? <<Poco alla volta>> chiosa lo stilista. 
<< Se strattoni qualcuno non otterrai nulla, se lo inviti gentilmente al cambiamento con te, allora sì, ti seguirà>>.
E voi? Seguite lo Smith’s Think? Esprimetevi!




Le pillole di Paul

I tre capi indispensabili di un uomo.
Un completo blue navy, un paio di pantaloni di buon cotone, una camicia bianca (o di Chambray).

Una città per neo-gentleman.
Hong-Kong. L’Italia ha un’ottima reputazione, ma troppa uniformità. Londra è più eterogenea.

Un regalo perfetto.
Qualcosa di fatto a mano, che implichi uno sforzo per realizzarlo.

Un luogo per lo shopping.
Io vado matto per i mercatini. Consiglio il car boot market di Shibuya a Tokyo: la gente vende gli oggetti che tiene nel bagagliaio. O il marché aux puces di Vanves a Parigi. Portobello road il venerdì. Ma presto: alle 6.

marché aux puces

Portobello road


Un oggetto.
Amo le bici. Mi piacciono quelle italiane di Pinarello.



È cool la T-shirt sotto la camicia?
Non lo so, ma di scuro so che ci tiene protetti, al caldo.



La Pinta*





Immagini prese da: 

www.pinterest.com


2 commenti:

Unknown ha detto...

Bè lui è un mito. E il post mi è piaciuto molto, ricco di aneddoti. Bravissima Giulia <3
Un bacio e buona domenica!
Claudia - http://blondywitch.com

Siboney2046 ha detto...

Le sue sono le uniche fantasie che non mi fanno sanguinare gli occhi. Per questo già lo stimavo e leggere un post così interessante me lo fa apprezzare ancora di più!