domenica 26 gennaio 2014

A ciascun la sua agenda

Anno nuovo, vita nuova ma anche agenda nuova! Non mi dite che l’avete sostituita con gli smartphone e derivati perché stenterò a crederci.
Sono dell’idea che l’agenda sia la nostra compagna di sempre, uno scrigno dove annotare tanti piccoli segreti o curiosità che ci passano per la mente. Invece, da quando si corre per avere l’ultimo apparecchio tecnologico, l’idea di avere un taccuino su cui scrivere impegni su carta è diventato qualcosa di scomodo, quasi impensabile. 


Tuttavia l’idea di scrivere pensieri su carta, conservare una foto tra le pagine di un diario, spuntare una lista di cose da fare continua a destare fascino.
Esistono tantissimi formati a disposizione: mini, midi o maxi, con visualizzazione verticale od orizzontale, con una programmazione giornaliera, mensile o settimanale. Rilegata in pelle, plastica o carta riciclata, con o senza rubrica telefonica, l’importante è trovare quella giusta.
In pole position l’intramontabile Filofax, l’agenda con i fogli mobili in tanti modelli e dimensioni o quelle modulari della Quo Vadis, nel formato Planning per visualizzare l’intera settimana.


Quo Vadis


I modaioli ameranno invece il leggendario Moleskine: chiusura ad elastico e tasca portadocumenti. Oggi in tanti colori e varianti come quella dei Peanuts , Lego, Star Wars.




 Per gli amanti del lusso è impossibile non avere le agende Pineider, esempi del Made in Italy, dallo stile classico, copertine in pelle, carta pregiata oppure un Panama Diary, dal 1908 duttile e resistente come il famoso cappello. Piccolo con carta in filigrana di colore blu, può essere piegato, schiacciato o usato continuamente senza deformarsi.

Panama Diary


Pineider

Le agende Paperblanks fanno ricordare invece i vecchi carnet de notes, con copertine dai minuziosi rilievi e carta vergata.

sabato 18 gennaio 2014

Cervellotiche acrobazie con i Feria Musica


I Feria Musica non sono una normale compagnia di danza ma dei veri artisti circensi. Saltano creando mirabili piroette su di un imbuto rovesciato, con lo scopo di sfidare la forza di gravità, mentre dal cielo piovono vestiti come se qualcuno stesse aprendo un enorme guardaroba.


La compagnia belga è andata in scena qualche anno fa al Teatro La Fenicie di Senigallia con Infundibulum, spettacolo che fonde l’arte circense con la danza moderna per creare un mondo in equilibrio tra realtà e fantasia.
Per trasformare in una storia danzante le loro incredibili acrobazie, i Feria Musica hanno avuto il supporto tecnico e artistico di Mauro Paccagnella, coreografo padovano, il quale dopo essersi formato a New York, vive in Belgio da molti anni dove nel 1998 ha fondato il collettivo Woosh’ing Mach’ine.




"In medicina," spiega il danzatore " l’infundibulum è quella parte del cervello che collega l’ipotalamo, sede delle emozioni, all’ipofisi, da cui dipende l’attività endocrina. Il termine mi sembrava perfetto per un lavoro che, prima di tutto, è un incontro tra le arti: quella di un circo, che si rinnova senza rinnegare la tradizione, con la mia danza che non cerca perfezione dei movimenti, ma esplorazione"







La Pinta*



Immagini da: 
www.feriamusica.org
www.circo.it 
www.schaerbeek.be
ww.voir.ca
www.pinterest.com
www.klpteatro.it 

domenica 12 gennaio 2014

Rivoluzionando il design

Vi siete mai accorti delle forme di arredamento che si utilizzavano nel periodo tra le due guerre? Un periodo moto interessante soprattutto per il design e la moda.


Due manifesti degli anni '30 di Marcello Dudovich

Pensate a mobili dalle forme essenziali creati con materiali che fino ad allora non erano mai stati utilizzati nell’arredamento. Tutto ciò è stato inserito in una retrospettiva che si è svolta a Forlì intitolata Novecento. Arte e vita in Italia tra le due guerre ai Musei San Domenico. All’interno della mostra si possono analizzare i mobili di Ulrich, i dipinti di Funi, De Chirico, Balla, alcune calzature della collezione Ferragamo e oggetti di arredamento disegnati da maestri come Gio Ponti, MarcelloPiacentini, Franco Albini.

Gino Severini, Matenità, 1916

Curatrice della sezione moda e design è stata Maria Paola Maino, la quale ha selezionato i pezzi partendo da un’idea ben precisa: “Dimostrare come, tra le due guerre, il Novecento fosse diventato un brand da attaccare a qualsiasi forma artistica, compreso il design”. 

Abito in organza e tulle, 1920

Abito in seta e jersey, 1938

Bisognava dare uno sguardo al passato, ma immaginando una casa moderna e accogliente. E’ quanto affermava Ponti nella sua rivista Domus, fondata nel 1928 “con la missione” esplicita la Maino “ di rinnovare il gusto di una media borghesia italiana che iniziava ad avere soldi da spendere per arredare i propri salotti”. Proprio all’interno della mostra è stata inserita una libreria inventata da Ponti per la linea di arredamento Domus Nova richiesta dalla Rinascente alla fine degli anni Venti per offrire, seguendo lo slogan della pubblicità, “mobili di forme semplici, ma di ottimo gusto”.

Gio Ponti e la rivista Domus

Gio Ponti, Vaso Prospectica